Ogni tanto si parla sia nei quotidiani che durante le trasmissioni opinioniste televisive di eutanasia.

Io invece vorrei mettere l’accento su un argomento ad essa correlato,ma meno difficoltoso da trattare:

la soppressione del dolore in presenza di malattie senza speranze. Perchè con i mezzi a disposizione anche in presenza di palesi manifestazioni di dolori fisici elevati,ho riscontrato una incomprensibile ottusità nel voler adoperarsi per evitare il più possibile la sofferenza dell’ammalato.

Da poco ho perso la mia mamma e al dolore,al vuoto causato per questa perdita per me così immensa,

si aggiungono anche il dolore e la rabbia per la sofferenza che si sarebbe potuto risparmiarle e che invece ha dovuto vivere fino agli ultimi giorni. Per lei non posso fare più nulla anche se confido che ogni singolo giorno ho lottato per cercare di alleviarle la pena dei dolori. Però nutro la speranza di poter aiutare chi verrà dopo,in

futuro,chissà forse anche noi stessi perchè a nessuno è concesso sapere cosa ci succederà domani.

Ho conosciuto parecchi nuclei familiari che nel confortare un loro caro ricoverato si sono trovati come noi,dinanzi ad un muro di gomma che non portava da nessuna parte se non all’assistere impotenti a dei

calvari senza senso. In più poi nel tempo parlando con molti miei clienti (sono titolare assieme a mio marito di una pasticceria ) ho riscontrato anche nelle loro esperienze passate questa insensibilità riguardo al soffrire altrui. Mi spiace  ma solo così riesco a definirla,insensibilità,in una società che si crede così evoluta ma che poi

dinanzi a queste situazioni e potendolo fare,non agisce nascondendosi dietro ad un protocollo.

Barbara Crosera

Articolo pubblicato dal Gazzettino di Venezia il 9 Novembre 2018