Per essere precisi questo articolo dovevo dedicarlo alla risposta che diedi alla relazione del Primario ma sapete che vi dico? Anche no, non voglio annoiarvi . Perché? Perché non cambia nulla ne’ per me ne’ per voi casomai aveste vissuto un’ esperienza simile. Questo lo sapevo già quando ho fatto la segnalazione a Zaia. Nulla può cambiare il passato, tantomeno cancellare il dolore vissuto e che ancora viviamo e vivremo. Noi siamo coloro che invece assieme possiamo provare a migliorare queste tristi realtà che si vivono quotidianamente e non solo nell’Ospedale all’Angelo, ma in ogni ospedale italiano. Inverosimile e inaccettabile in una Nazione  evoluta come la nostra o almeno che tale si definisce.

Alcuni giorni addietro ho ricevuto una telefonata… era l’Ospedale . Mi chiedevano se ricordavo quel questionario che mesi prima compilai nel reparto di Rianimazione . Questionario che presentano ai parenti dei pazienti, e dopo averlo compilato ti avvertono che passati alcuni mesi sarà molto probabile che ti contattino per farti altre domande.

Come si sente? Ha mai fatto uso di tranquillanti? Ha mai pensato di appoggiarsi ad un psicologo per farsi aiutare a superare il trauma? Riflettete su queste domande e poi provate ad immaginare quanto scioccanti siano queste situazioni in cui molti nuclei familiari si trovano catapultati. Sono propri e veri incubi, ti sembra di vivere in un film che mai avresti voluto e pensato di interpretare. Ecco questo è solo quello che potete immaginare,la realtà è ancor più sconvolgente. Tutto ciò giustifica le domande che mi hanno posto e che pongono a chi corporalmente non è più presente in quel reparto, ma che con la mente ogni giorno rivive immagini, discorsi e dolori che mai potrà scordare.

Le mie risposte sono state: Come pensa possa stare? No non ho mai fatto uso di alcuna pastiglia e non ho intenzione di appoggiarmi ad uno psicologo. Il medico anestesista della Rianimazione insisteva sul giovamento che avrei potuto avere parlando con tale dottore, così che mi trovai a rispondergli che io stavo reagendo, che avevo,anzi che ho creato un sito. Naturalmente la sua sorpresa in merito è stata palese ed ha voluto così gli spiegassi il tutto. Interessato alla mia iniziativa alla fine del colloquio l’ho invitato a visitarlo. Mi ha chiesto anche se avevo mai pensato a sporgere denuncia contro il rammaricato Primario. Sì ci ho pensato e non poco ma poi ho deciso di indirizzare i miei sforzi, il mio tempo e le mie risorse finanziarie che certamente avrei dovuto sborsare per il procedimento penale, per cercare di aiutare il prossimo, gli altri e pure noi. Nessuna sentenza mi porterebbe indietro la mia mamma e nemmeno cancellerebbe le sue e le nostre sofferenze. Ho deciso così di intraprendere questo progetto per sensibilizzare la gente su tale tema ed informarli sui loro diritti. Perché purtroppo la vita è fatta anche di momenti tristi, dolorosi in cui ti senti debole ed impotente,in balia del destino e di chi dovrebbe avere a cuore i propri pazienti, ed invece in molti casi è interessato solo a fare carriera.