“ Per poter capire bisogna aver vissuto esperienze simili. Ma quando provi ti rendi che non puoi capire quello che gli altri soffrono o gioiscono, ma solo immaginare. Tutte le storie sono diverse,  ne’ migliori ne’ peggiori. Storie di vita… La mia vita in una storia…❤️🌷❤️“

Il mio ultimo ricordo di un reparto di rianimazione risale a tanti, ma proprio tanti anni fa. Avrò avuto dieci anni non di più. Mio zio era grave e vista la situazione i miei genitori mi avevano permesso di andare a fargli visita. Ma proprio una vera visita non fu’ perché a quei tempi solo una persona vi poteva accedere, tutte le altre dovevano accontentarsi di guardare il loro caro attraverso una piccola televisione. Dopo quasi quarant’anni mi sono ritrovata catapultata in un reparto di Rianimazione ma… tutto un altro mondo e mi pare giusto altrimenti vorrebbe dire che la scienza non avrebbe fatto passi in avanti. Tra le due epoche solo un punto in comune. Chi vi entra come paziente difficilmente vi esce vivo e se ciò succede il tasso di mortalità nei mesi successivi è molto alto. Perciò diciamo che rianimazione è quasi sinonimo di anticamera della morte. Capisco che non è una bella definizione però è più che veritiera. Mi fermo a pensare a quante nozioni ho mio malgrado imparato in quei tre mesi. La mia Mamma all’inizio si trovava in uno stato di coma farmacologico indotto dai medici perché l’operazione subita era stata devastante ed era perciò in pericolo di vita. Dopo una ventina di giorni si svegliò ma fu’ subito chiaro che tra il suo mondo ed il nostro non c’era per allora modo di comunicare. Stato di coma vigile era il suo, situazione raccapricciante perché si muoveva in continuazione, dimostrava di sentire i rumori e le persone parlare, però non era in grado di comunicare come riesce una persona sana ed integra. Troppo importante l’emorragia cerebrale che l’aveva colpita. Vi risparmio tutti gli altri dettagli, tanti e dolorosi solo al pensarli, però facendo tesoro della mia esperienza ci tengo a dirvi alcune cose, che un giorno vi servisse sono convinta vi saranno utili. Non ascoltate chi vi dirà con noncuranza che chi assistete trovandosi in coma o coma vigile non sente e capisce nulla. Non è così assolutamente. Sentono e capiscono solo che non sono in grado di dircelo nei modi in cui noi siamo abituati a recepirlo. Coccolateli, prestate al loro corpo tutte le cure necessarie, dalla crema alle carezze, i baci e le tenere parole. Non importa se non riscontrerete alcun movimento, alcun segno che hanno avvertito la vostra presenza, le vostre attenzioni. Tenete sempre a mente che sono persone vive e per questo bisogna presumere sentano tutto, sia mentalmente che fisicamente. Non prestate attenzione a nessun Dottore vi dica che non è possibile che abbiano le nostre stesse sensazioni. Fate sentire loro la vostra vicinanza ed il vostro amore, li aiuterà ed aiuterà pure voi, qualunque sarà l’epilogo, perché ci siete stati… per loro… questo sarà essenziale! Ancora oggi mi stupisco nel ricordare i tanti preconcetti dei Dottori in queste situazioni disperate, proprio loro che dovrebbero insegnarci che fino a prova contraria se una persona è viva, allora sente. Ringrazio gli infermieri e gli operatori sanitari che hanno speso il loro tempo ad insegnarmi a come comportarmi, grazie di cuore, questa è umanità! Purtroppo loro non decidono e chi decide il più delle volte sembra vivere in un altro pianeta, glaciale e distante dal nostro. Naturalmente un grazie particolare al Mio Angelo, che con le sue parole mi ha aperto nuove prospettive nell’interpretare ed osservare con occhi diversi ogni gesto della mia Mamma ❤️