“Spero che prima o poi si riconosca il diritto di non soffrire”… Parole queste del marito di Giulia, deceduta nei primi giorni di questo mese di Luglio, dopo un calvario di due anni. Le cure alle quali si sottoponeva erano risultate molto dolorose e quando si è capito che nulla più c’era da fare, Lei stessa ha cominciato a chiedere l’eutanasia e lo ha fatto fino all’ultimo, anche se nel nostro paese non è legale. Ha dovuto aspettare di entrare in un Hospice perché le venissero diminuite le sofferenze. Come altri chiedeva di morire con dignità. Questo sì che è un diritto sancito dalla nostra legislazione, ma troppo spesso ci viene negato. Sarà certamente difficile portare a compimento un testo valido ed inattaccabile su questo argomento così delicato del fine vita, i nostri parlamentari vi si stanno adoperando da tempo, però si fermassero a pensare cosa vorrebbero, cosa desidererebbero, si trovassero nella medesima situazione. E questo lo facessero pure chi normalmente si contrappone a questo disegno di legge, per convinzioni cristiane e non, solo semplicemente anche perché lo considera un omicidio invece che una carità umana dovuta . La vera sofferenza distrugge, devasta e porta a decisioni che mai si avrebbe pensato di poter prendere. Solo chi la ha provata può capire e comprendere come ti trasforma. Da quel che dicono Giulia amava tanto la vita e soprattutto i cavalli, simbolo di libertà. Purtroppo le è stata negata la libertà di scegliere di non soffrire e di morire dignitosamente. Un abbraccio a chi la porterà per sempre nel proprio cuore, come pure il senso di frustrazione ed impotenza per non aver potuto fare per lei quel di più che Lei giustamente chiedeva❤️