Manca poco, entro il 24 Settembre il Parlamento deve votare una legge sul fine vita. Accadesse che non si pronunciasse in merito sarà la Corte Costituzionale a decidere. Le storie sono tante che non mi dilungo ora a parlarne. Nell’ attesa di sapere e capire cosa succederà mi permetto di condividere con voi il mio pensiero. Ho riflettuto a lungo su questo tormentato e delicato argomento e credo ne avrei ancora da analizzare ed interpretare, logicamente a modo mio. Mi sento di dire che io non sono nessuno e credo che alcuno di noi lo sia. Nessuno può giudicare chi chiede o ha chiesto l’eutanasia, chi ha scelto di andare all’estero per mettere fine alla propria vita, divenuta indegna causa malattia od incidenti altamente invalidanti. Camminiamo su un filo in sospensione tra la vita vera e quella invece divenuta per molti una non-vita, un calvario doloroso e senza alcun senso. Aggiungiamo a questo la sofferenza fisica e mentale subita e non per un giorno, ma per anni, in alcuni casi per decine di anni. In molte situazioni sarebbero molto di aiuto le Cure Palliative. Penso che se la loro conoscenza fosse estesa a tutti e se venissero riconosciute in ogni nostro ospedale, vi sarebbero molte meno richieste di eutanasia. Difficile porre dei confini oltre ai quali è lecito mettere la parola fine all’esistenza di una persona, probabilmente è impossibile, anche perché ognuno sente e soffre diversamente da qualsiasi altro individuo, e le sofferenze sono di tanti tipi, a volte inimmaginabili. Certo è che ogni persona dovrebbe essere libera di scegliere per se stessa, parlo del valore più importante che penetra il diritto di ogni essere umano, la libertà!