Leggevo ieri un articolo che tratta della sentenza del tribunale di Udine che ha condannato una intera equipe medica perché aveva impiegato 3 mesi per comunicare ad una famiglia la diagnosi riguardante il loro congiunto quando fin dall’inizio erano più che chiari i sintomi. Come indennizzo è stato calcolato un risarcimento di 27 mila euro… Inconcepibile!!! Una persona soffre per più di 3 mesi aspettando un responso, poi muore e questa è l’importanza, il valore che si è dato alla sua vita ed al dolore fisico e mentale che ha dovuto affrontare e subire! Non ci sono parole per definire il tutto, rimane solo tanta rabbia ed amarezza, e chi come me ha provato sulla propria pelle cosa significa assistere impotenti alla sofferenza di una persona cara e poi scoprire che si poteva fare di più, che era nostro diritto, che non si è volutamente fatto, può comprendere cosa vivono e vivranno sempre chi ha assistito questo sfortunato uomo durante la sua agonia. Non è possibile dimenticare e soprattutto non è pensabile poter perdonare chi invece di tutelare e curare con professionalità ed umanità , ha dimostrato incompetenza e menefreghismo puro. In aiuto a questi Signori Dottori vi è pure un sistema legislativo che non prevede pene giuste riconducibili a reati inumani e crudeli. Costoro che rendono indegno il decorso della malattia dei pazienti, naturalmente attenendosi al famoso quanto incompleto protocollo medico dei nostri ospedali!