“Le cure palliative guardano alla qualità della vita residua, non alla sua soppressione. Il malato o chi per lui chiede di essere aiutato a porre fine alla sua esistenza, nella maggior parte dei casi è in preda a dolore fisico e psicologico. Quando con i farmaci, e sottolineo che non esiste solo la morfina ma una vasta gamma di sostanze da usare, si elimina la sofferenza fisica, si garantisce un’assistenza infermieristica adeguata, si riempie il vuoto di comunicazione tra paziente, chi lo assiste ed il medico, allora abbiamo raggiunto il nostro scopo. Per arrivare a questo risultato noi medici abbiamo bisogno del supporto degli infermieri, assistenti sociali e psicologi. Le cure palliative sono contrarie al ritardare la morte con inutili e dolorosi accanimenti terapeutici ed allo stesso tempo si oppongono agli interventi per accelerarla. Semplicemente si propongono di accompagnare il più dignitosamente  possibile il paziente, quando non ci sono più speranze di guarigione” . Parole semplici e dirette ed ancora attuali. Le cure palliative che ancora oggi sono poco conosciute, che non sono riconosciute dai nostri ospedali. Il pensiero del loro pioniere, Vittorio Ventafridda scomparso nel 2008. Presidente onorario della Società Europea di Cure Palliative, direttore del Progetto Ospedale Senza Dolore nel 2001e direttore del Progetto di legge di revisione sugli oppioidi nel 2003. Ci ha lasciato una eredità culturale, umana e scientifica di portata incalcolabile. Anacronistico ma soprattutto inumano che ancora oggi in tante, troppe nostre strutture sanitarie si continui a soffrire, a veder soffrire inutilmente! E nessuno o quasi ne parla…