Tante sono le forme del dolore. Fisico, mentale, emozionale sono le più discusse fin dai tempi lontani e se andiamo a ritroso nei secoli ci rendiamo conto che allora sicuramente l’aspettativa di vita non era così lunga come oggi, le condizioni in cui versava la popolazione erano deficitarie in molti aspetti, innanzitutto in quello nutrizionale, poco era il cibo disponibile per le masse e di qualità scadente pure. La medicina non aveva fatto tutti quei progressi di cui oggi beneficiamo, ma pure non aveva la possibilità di accanirsi cercando di contrastare l’inevitabile, perché se ne parla tanto ed anche poco di accanimento terapeutico ma questo perché esiste e viene applicato in molte situazioni anche in quelle con esito palesemente infausto. La nostra società proiettata alla ricerca continua del benessere ( ed anche in questa definizione possiamo trovare mille e più interpretazioni perché i pensieri e le esigenze delle persone sono molteplici) ha allontanato dalla realtà quotidiana la consapevolezza che invece tutti dovremmo avere e tenere presente sempre, quella della caducità della nostra esistenza. Non siamo solo corpo, ma mente e cuore sono imprenscindibili dal nostro esistere e questo aspetto così importante invece è stato quasi dimenticato, accantonato arrivando a portare più in là nel tempo, il più possibile, il momento della nostra fine terrena. Tutto è iniziato circa nel 1600 quando la Chiesa dette il permesso di effettuare sul corpo dei defunti le prime autopsie. Da quel momento cominciarono a nascere le varie branche della medicina, le specializzazioni rivolte allo studio ed alla cura degli organi che compongono il corpo umano. Però tutto ciò ha portato lentamente ma inesorabilmente alla perdita della visione reale e sempre attuale dell’interezza della persona umana. Nel senso che molti sintomi, molte malattie inizialmente hanno origine dagli stati d’animo e che questi continuano ad influenzare il corpo e la mente lungo ogni percorso di malattia. In poche parole non siamo fatti di sola materia, quindi quando ci ammaliamo tutto di noi soffre, andrebbe curato non solo il corpo ma anche la mente ed il cuore( inteso come parte spirituale della persona) . Così siamo arrivati ad allungare quasi fino all’inverosimile la vita ma a quale prezzo non lo si è tenuto conto. In questo difficile periodo, e penso lo sia per quasi tutte le persone sensibili e con un minimo di valori, anche se fortunatamente molti di noi non hanno subito perdite di affetti cari, tutti stiamo soffrendo perché la nostra vita è stata stravolta, le nostre certezze si sono dimostrate praticamente inesistenti ed il futuro che prima erroneamente davamo per scontato non è più certo ne definito. Non c’è una cura precisa per l’anima, probabilmente ognuno ha una cura diversa dagli altri, e solo noi, solamente ognuno di noi, può trovare e cercare autonomamente di curare e cercare di cicatrizzare le ferite che ci sono state inflitte da questa epidemia che ha spazzato via in pochissimo tempo la nostra vita di prima lasciandoci sgomenti dinanzi ad un futuro incerto e difficilmente immaginabile. Dobbiamo far conto sulla nostra forza interiore per non abbatterci e casomai ad ogni caduta rialzarci. Mai mollare, scegliamo di farcela, proviamoci in tutti i modi possibili e casomai creiamoci nuove chance al posto di quelle che sono sfumate al vento, a questo vento di rivoluzione mondiale.