Non ho mai amato le statistiche, in primo luogo perché trasformano fatti accaduti in quantità anonime ed impersonali, però non c’è altra via per rendersi conto della situazione veritiera ed attuale. Secondo un recente rapporto del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici i pazienti denunciano la sottovalutazione del dolore nel 63,6% dei casi, non solo quello fisico ma pure quello psicologico ( 59%). Così succede anche per quanto concerne l’accesso alla cannabis terapeutica ( 49%) . In questo caso anche se esiste una legge, la 172 del 4 Dicembre 2017 che stabilisce che la cannabis sia rimborsata a livello del Sistema Sanitario Nazionale per alcune indicazioni terapeutiche, in mancanza delle delibere regionali sulle modalità di accesso, in diverse Regioni, di fatto non è accessibile in molte realtà del nostro territorio. Sorprendente ed ingiustamente nonostante siano passati 10 anni, manca ancora l’informazione sul diritto a non soffrire inutilmente ( 40,9%) e accedere alle terapie risulta piuttosto complicato per il costo dei farmaci sintomatici, per lo scarso raccordo fra il medico curante e lo specialista di cure palliative ( 63%), per la non tempestività all’insorgere del dolore ( 27%). Altro dato sconcertante è che il dolore non viene gestito neppure durante il ricovero ospedaliero nel 18,4% dei casi. Ancora più inaccettabile risulta essere il fatto che il 68,7% dei pazienti ivi ricoverati come pure coloro che li assistono non sanno che il dolore è per legge un parametro da monitorare come altri durante tutta la durata di ogni ricovero, al pari della frequenza cardiaca, della misurazione della febbre e della pressione. Tutto ciò significa che non siamo tutelati pienamente e fino in fondo in ambito legislativo ma nemmeno in ambito medico, sempre che non rientriamo in alcune realtà, poche e difficilmente accessibili, ove c’è rispetto per la persona umana e per la sua dignità!